‘Se cammino vivo’ non è solo il titolo del libro, ma proprio la sua filosofia di vita. Perché per Andrea Spinelli, classe 1973 e un tumore al pancreas, mettere un passo dopo l’altro è come averla vinta ogni volta contro la sua malattia. Così mi metto in contatto con lui per intervistarlo dopo il nostro primo incontro l’anno scorso. Per prima cosa, gli chiedo come sta e lui mi risponde: “Sto camminando in Portogallo. Il mio cancro è fermo ma sempre al terzo stadio avanzato non operabile. Ma io continuo a camminare”. La nostra intervista inizia così: dopo aver percorso 10.000 chilometri a piedi da febbraio 2017, Andrea ha ancora voglia e forse bisogno di macinare altri chilometri.
CONTINUARE A VIVERE NONOSTANTE UN TUMORE NON CURABILE
Dopo aver collezionato un bel po’ di viaggi ed escursioni, Andrea va oltre e pubblica il libro ‘Se cammino vivo. Se di cancro si muore, pur si vive’ (Ediciclo editore, 14,50 euro). “Il malato di cancro, come chiunque affetto da altre malattie molto gravi, spesso è considerato una pratica e non un essere umano - racconta Andrea. Io questa storia la sto vivendo sulla mia pelle, e per questo posso raccontarla. Chi ha ricordi di me appena uscito dall’ospedale sa di cosa sto parlando... Adesso sopravvivo, posso morire da un giorno all’altro, il mio tumore è inoperabile, non curabile, ma continuo a vivere perché di cancro si muore, ma pure si vive”.
NON TENERSI TUTTO DENTRO, MA CONDIVIDERE
La strategia che ha scelto Andrea per affrontare il suo tumore è quella della condivisione. “Se non rimango solo, se non mi isolo, se non mi tengo tutto dentro - ci dice concedendosi una pausa dal suo cammino - posso tutto, posso anche perdere e forse perderò; ma se questo raccontare il cammino con il cancro fosse di aiuto anche solo a una persona, allora alla fine non avrò perso, ma vinto. Non sono un guerriero, ma nemmeno una vittima, sono più semplicemente un uomo, un essere umano malato di cancro”.
GLI ANELLI AL DITO PER OGNI MESE DI CHEMIOTERAPIA
Lo scorso giugno Andrea ha compiuto 45 anni: “E’ sempre bello poter invecchiare, per come ho vissuto questi ultimi cinque anni a me sembra di averne settanta, per l’intensità vissuta, ma sento anche la sensazione di meraviglia che c’è in un bambino di soli cinque anni. Tanti quanti sono quelli del cancro che mi sono portato dentro fino ad oggi”. E per non dimenticare, per ogni mese di chemioterapia che ha passato indenne Andrea ha messo un anello al dito: “Sono diventati sedici, ne porto 17 con la fede. Da un lato un bene, dall’altro un male: non ho potuto fare altra terapia perchè il mio corpo ormai è intossicato, ma lo spazio per altri anelli c’è”.
La moglie di Andrea Spinelli
A CHE PUNTO E’ ANDREA
Dopo avergli fatto i complimenti per la tenacia con cui sta attraversando il suo inferno, gli chiedo a che punto è ora: “Ho fatto di recente una risonanza e al momento sono sempre sotto controllo: il tumore è fermo con tanto di stupore del mio oncologo e un’enorme contentezza da parte mia”. Ora Andrea punta al prossimo obiettivo: “Torno ancora una volta su una lunga via, con alcune certezze come le poche cose che ho messo nello zaino, il cancro e l’amore di mia moglie. Per il resto, passo dopo passo cercherò di andare incontro a questo sesto anno di vita, tanti sono i dubbi, ma altrettanto i chilometri percorsi e ancora da fare. Voglio concludere questi 5 anni con il tumore e dare il benvenuto al sesto dalla riva dell’Oceano Atlantico. Sono partito da Lisbona e cercherò di arrivare fino a Santiago” mi confessa con orgoglio. E noi ci saremo per raccontare anche quest’altra tappa del suo cammino con e contro il cancro.
Fonte: www.repubblica.it - Articolo di Irma D'Aria