Una top ten molto speciale che racchiude in 10 punti i quesiti ancora aperti sul trattamento del tumore al pancreas e sul suo impatto sulla vita dei pazienti: è il risultato di un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista Lancet Oncology da un gruppo di ricercatori tedeschi in collaborazione con la James Lind Alliance, un’associazione di pazienti del Regno Unito. “A differenza di quanto accade per altri tumori, per i quali sono stati già definiti diversi trattamenti efficaci e si cerca ora di aggiustare il tiro per poter curare tutti i pazienti, lo scenario nel tumore al pancreas è piuttosto diverso e più arretrato” spiega Giampaolo Tortora, direttore dell’Unità operativa complessa di oncologia medica e del Comprehensive Cancer Center al Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma. “Abbiamo ancora bisogno di rispondere a domande più generali. In tale contesto il lavoro dei colleghi tedeschi è molto importante” aggiunge l’esperto.
“Le domande cui i ricercatori ritengono sia più urgente dare una risposta non sempre coincidono con quelle ritenute tali dai pazienti, da chi si prende cura di loro e dai professionisti del settore sanitario” scrivono gli autori dell’articolo. Ecco perché gli esperti tedeschi hanno coinvolto nella selezione delle 10 priorità anche i pazienti, chi si occupa di loro (caregiver) e chi investe nella ricerca oncologica, ovvero le fondazioni e le associazioni. E in effetti almeno la metà delle domande di questa speciale classifica mette espressamente al centro il paziente, la sua qualità di vita e le sue necessità. Secondo la classifica, infatti, oltre a chiedersi quale sia la terapia migliore in ciascuno stadio di malattia o nel caso di malattia metastatica, clinici e ricercatori dovrebbero riuscire a capire come “cucire” il trattamento su misura per ogni paziente, ricordando sempre l’importanza della qualità di vita e spiegando al paziente come affrontare ogni giorno le terapie e i loro effetti collaterali.
Un dato è chiaro: oltre la metà dei casi di tumore al pancreas viene diagnosticata quando la malattia è già metastatica. “Le ragioni sono molteplici” spiega Tortora, ricordando per esempio che i sintomi iniziali sono piuttosto generici e non fanno pensare subito a un cancro pancreatico. “Inoltre stiamo imparando solo ora a conoscere la vera natura di questa malattia” aggiunge. “Dal punto di vista biologico, infatti, il tumore al pancreas presenta caratteristiche specifiche che lo rendono diverso dagli altri tumori e fanno sì che le terapie disponibili ed efficaci in altre neoplasie non funzionino in questo caso.”
La prima differenza si nota nella struttura stessa del tumore, molto ricca di stroma, un tessuto di sostegno che non è inerte come si pensava un tempo ma è composto da cellule che producono sostanze attive che favoriscono la crescita tumorale. “In questo contesto persino i macrofagi, cellule che dovrebbero difendere l’organismo, diventano pro-tumore” afferma l’esperto, ricordando inoltre che il tumore del pancreas non ha molti vasi sanguigni, a differenza della maggior parte dei tumori. “A causa di questa caratteristica è anche difficile fare arrivare a destinazione i farmaci” spiega.
Infine i dati molecolari dimostrano che nel cancro pancreatico i geni oncosoppressori (geni che bloccano la crescita del tumore) spesso non funzionano, mentre alcuni oncogeni (geni che sostengono il tumore) sono mutati e quindi più attivi del normale.
La nutrizione può avere un ruolo importante anche durante le terapie e dopo l’intervento chirurgico per il tumore al pancreas. Ecco alcune raccomandazioni generali che i pazienti con questo tumore dovrebbero seguire:
“Questi sono i consigli più efficaci per modulare la flora intestinale. È anche possibile magari aiutarsi con pro e prebiotici, ma bisogna sempre discutere queste opzioni con il medico curante” spiega Giampaolo Tortora all’AIRC.
A conti fatti, i pazienti operabili al momento della diagnosi sono davvero pochi – il 15 per cento circa – e negli ultimi anni chirurghi e oncologi hanno lavorato a stretto contatto per definire i migliori criteri per il trattamento, inclusa la chirurgia. Collaborazione tra i diversi specialisti e multidisciplinarietà sono in effetti le parole chiave per gestire al meglio ogni singolo paziente. “L’intervento chirurgico per il tumore al pancreas non può essere eseguito ovunque. Di fronte a questa malattia è più che mai importante rivolgersi a centri specializzati, che abbiano una buona esperienza sul campo e un numero abbastanza elevato di casi” spiega Tortora, ricordando poi le opzioni terapeutiche oggi disponibili. Si tratta essenzialmente di farmaci chemioterapici (fluorouracile, irinotecano, oxaliplatino, gemcitabina, nab-paclitaxel, capecitabina), mentre al momento le terapie a bersaglio molecolare possono essere utilizzate solo nel 10 per cento dei pazienti e l’immunoterapia non sembra funzionare.
La sempre più approfondita conoscenza molecolare della malattia e del microambiente che la circonda sta aprendo però nuove strade verso terapie efficaci. Un filone molto interessante riguarda per esempio la nutrizione e più in particolare il microbiota intestinale (un tempo chiamato flora batterica) e la possibilità di modificarne alcune componenti. La popolazione di microrganismi legati al tumore del pancreas è infatti molto peculiare e può influenzare anche l’efficacia della terapia. “Abbiamo imparato per esempio che un particolare microrganismo presente in abbondanza nel pancreas scinde e metabolizza il farmaco gemcitabina, annullandone l’effetto” spiega Tortora, che poi aggiunge: “Si stanno cominciando a studiare biomarcatori molecolari in grado di indicare quale farmaco tra quelli disponibili sarà potenzialmente più efficace.”
Un altro approccio promettente, e per ora limitato a modelli animali, prevede la possibilità di iniettare a livello locale sostanze capaci di modulare il sistema immunitario per migliorare la risposta all’immunoterapia, attualmente inefficace in questo tumore.
“Oggi lavoriamo ancora con poche frecce all’arco, anche a causa della complessità della patologia e della sua biologia. Ci vorrà un po’ di tempo per colmare questo divario, ma sono fiducioso che arriveranno scoperte capaci di cambiare le carte in tavola” conclude Tortora.
Il tumore al pancreas è relativamente poco diffuso, ma resta in testa alla classifica delle neoplasie più letali. “Si prevede che nel 2030 sarà la seconda causa di morte oncologica dopo i tumori al polmone, che però sono molto più frequenti” dice Giampaolo Tortora. In Italia ogni anno si registrano circa 13.000 nuovi casi di tumore al pancreas e la sopravvivenza attesa a 5 anni non raggiunge il 10 per cento. E sembrano cambiati anche i pazienti. “Fino a 10-15 anni fa l’incidenza più alta si registrava tra i 70 e gli 80 anni. Oggi stiamo vedendo pazienti che hanno spesso meno di 60 anni, talvolta anche più giovani” spiega l’esperto, basandosi anche sulla propria esperienza quotidiana in clinica.
Ecco di seguito le dieci domande identificate dagli esperti tedeschi alle quali occorrerà trovare una risposta nei prossimi anni.
1. Come è possibile identificare il miglior trattamento (chirurgia o chemioterapia) per ciascun paziente?
2. L’estensione dell’intervento chirurgico (rimozione dei linfonodi, resezione del pancreas…) influenza la sopravvivenza e la qualità di vita?
3. Quali sono i trattamenti migliori per le complicazioni dopo la chirurgia del pancreas?
4. Qual è la terapia più efficace per le metastasi da tumore al pancreas?
5. Come possono essere evitati gli effetti avversi e i danni a lungo termine dei trattamenti previsti per questa malattia?
6. La nutrizione influenza la sopravvivenza o la qualità di vita dei pazienti con tumore al pancreas (dopo la chirurgia o durante la chemioterapia)?
7. Come è possibile offrire ai pazienti con tumore al pancreas un pacchetto di trattamento completo (che prenda in considerazione, tra gli altri, sopravvivenza, qualità di vita, mobilità, autonomia)?
8. Quali sono i trattamenti chemioterapici migliori per i diversi stadi del tumore del pancreas?
9. Come si possono spiegare ai pazienti gli obiettivi di trattamento (qualità rispetto a prolungamento della vita) nel contesto di cure palliative (ovvero quando non si può agire per guarire la malattia)?
10. Quali delle nuove opzioni di trattamento per il tumore del pancreas (CRISPR/Cas9, terapia ormonale) sono efficaci?
Fonte: https://www.corrierenazionale.it/ - Articolo di: Cornaz